La sicurezza sul lavoro è un aspetto fondamentale per tutte le aziende, indipendentemente dal settore o dalla dimensione. Proteggere la salute dei lavoratori non solo rappresenta un dovere morale, ma è anche un obbligo legale.
Il Decreto Legislativo 81/08, conosciuto come Testo Unico sulla Sicurezza, impone una serie di misure obbligatorie per garantire ambienti di lavoro sicuri. L'adeguamento a queste normative non solo previene infortuni e malattie professionali, ma migliora la produttività, riducendo le assenze per motivi di salute.
In questo contesto, il rispetto delle disposizioni del D.Lgs. 81/08 diventa cruciale per ogni datore di lavoro.
Il D.Lgs. 81/08 impone l'adozione di misure specifiche a tutte le aziende, comprese quelle piccole e a conduzione familiare, così come le attività commerciali e le imprese autonome. Non è limitato ai soli lavoratori subordinati, infatti include diverse categorie come soci lavoratori, stagisti, tirocinanti e persino lavoratori autonomi che operano presso le sedi aziendali.
Gli obblighi principali previsti dal decreto includono:
Il D.Lgs. 81/08 richiede l'adozione di misure preventive e protettive per minimizzare i rischi presenti sul luogo di lavoro. Tra queste, l'uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) è fondamentale per salvaguardare la salute dei dipendenti.
Inoltre, il datore di lavoro è tenuto a mantenere impianti e attrezzature in condizioni di sicurezza tramite una manutenzione regolare e a seguire procedure standardizzate per evitare incidenti.
La formazione continua dei lavoratori, prevista dalla normativa, contribuisce a garantire una corretta comprensione dei rischi e delle modalità di protezione. La formazione obbligatoria deve essere fornita a tutti i lavoratori e aggiornata periodicamente, per garantire una corretta conoscenza delle procedure di sicurezza.
Un altro punto centrale del decreto è l'obbligo di fornire sorveglianza sanitaria ai lavoratori esposti a rischi specifici. La sorveglianza include visite mediche periodiche per monitorare lo stato di salute dei dipendenti, in particolare in settori con esposizioni a sostanze pericolose o rischi fisici.
Il D.Lgs. 81/08 promuove anche la partecipazione attiva dei lavoratori alla gestione della sicurezza sul lavoro, attraverso la figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e l'istituzione del Comitato per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (CSSL). Questi organismi permettono ai dipendenti di contribuire direttamente all'elaborazione delle politiche aziendali in materia di sicurezza.
Affrontare tutte le complessità legate alla sicurezza sul lavoro può essere una sfida per molte aziende, ma con il supporto di un partner specializzato come Co.Di.Me., questo processo diventa più semplice e gestibile.
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per gli ambienti di lavoro”, tra cui:
Grazie a un team di esperti qualificati e ad una metodologia che rispetta gli standard più elevati, Co.Di.Me. fornisce soluzioni personalizzate per garantire la conformità normativa e migliorare la salute e la sicurezza dei dipendenti.
Tutti dovrebbero sempre riflettere su come la sicurezza sul lavoro non sia solo un obbligo legale, ma anche un investimento strategico per proteggere il benessere dei lavoratori e migliorare la produttività aziendale.
In ogni contesto lavorativo esistono potenziali pericoli. Alcuni impieghi espongono i lavoratori a sostanze nocive, altri richiedono l'uso di macchinari complessi, stressanti sforzi fisici, e così via. Esistono poi mansioni che comportano l'esecuzione di turni lavorativi, spesso durante le ore notturne. Queste attività notturne presentano rischi specifici che ogni datore di lavoro deve identificare e includere nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), al fine di gestirli e ridurli mediante appropriate misure di prevenzione e protezione.
Innanzitutto, partiamo da una definizione di lavoro notturno. Per riportarla correttamente, citiamo l'Articolo 1 del Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66, che definisce il lavoro durante il periodo notturno come di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino.
Il lavoratore notturno, invece, è qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale, ma anche qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro.
Esistono tre tipi di lavoratori notturni:
Il lavoro notturno porta con sé rischi di natura fisica e psicologica. Il datore di lavoro ha il compito di analizzare attentamente le mansioni al fine di individuare i rischi del lavoro notturno e inserirli nel DVR, documento essenziale per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
Tra i rischi per i lavoratori che devono affrontare anche turni di notte, vi è l'obbligo di includere nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR):
Una volta che il datore di lavoro ha individuato i fattori di rischio legati al lavoro notturno, deve intervenire al fine di eliminarli o ridurli.
Il DVR non deve solo contenere i risultati della valutazione dei rischi che corre qualunque lavoratore notturno, ma anche le modalità adottate per la valutazione stessa. Ogni rischio va concretamente analizzato, in modo da non tralasciare nessuna informazione importante per la sua gestione.
Il datore nel documento di valutazione del rischio deve inserire:
Tenuto conto dei risultati della valutazione dei rischi, il datore deve svolgere delle attività di prevenzione. Egli ha, per esempio, l'obbligo di prestare attenzione ad alcuni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro notturno.
È bene che ogni dirigente esamini la turnazione affinché nessun lavoratore sia troppo carico di lavoro e debba sopportare turni di notte e di giorno consecutivi. La normativa di riferimento per gestire al meglio l'organizzazione dell'orario di lavoro è il D.Lgs. n.66 del 8 aprile 2003 recante "Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro".
Il datore deve poi occuparsi della formazione del personale in tema di sicurezza sul lavoro, anche quando esso si svolge di notte. Conoscere e saper gestire al meglio i rischi consente di non adottare comportamenti scorretti, ma di tutelare la propria incolumità.
Tra le misure di sicurezza sul lavoro che il datore dovrebbe adottare, non può mancare la corretta sorveglianza sanitaria. Periodicamente, infatti, i lavoratori devono sottoporsi a visite mediche aziendali che decretino l'idoneità allo svolgimento della mansione e monitorino le condizioni di salute del singolo individuo.
Nel caso in cui il lavoratore non risulti idoneo, il datore deve occuparsi del suo inserimento in mansioni che si svolgono nel periodo diurno. L'inidoneità non deve comportare il licenziamento.
Il medico competente deve raccogliere informazioni su ogni lavoratore notturno, in modo da comprendere se vi siano i primi sintomi di patologie gravi che, però, si possono prevenire con un intervento tempestivo. Se, per esempio, i lavoratori mostrano problemi cardiovascolari, psicologici, disturbi a fegato e polmoni, è necessario interrompere immediatamente lo svolgimento del lavoro notturno.
Per quanto riguarda la non idoneità dei lavoratori a svolgere compiti di notte, ci sono delle persone che non possono eseguire i turni notturni:
Ci sono poi delle categorie di lavoratori che possono rifiutarsi di svolgere lavoro notturno:
Il lavoro notturno è un fattore di rischio all'interno di molte aziende. I lavoratori possono incontrare difficoltà principalmente a livello psicologico, che si traducono spesso in malattie professionali, a volte fatali.
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Garantire la sicurezza antincendio in ogni struttura è di vitale importanza per proteggere vite umane e risorse. Il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI), rilasciato dai Vigili del Fuoco, attesta la conformità agli standard di sicurezza antincendio, assicurando che tutti i requisiti siano rispettati e mantenendo elevati livelli di protezione.
Il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) è un documento fondamentale rilasciato dai Vigili del Fuoco, che attesta la conformità di una struttura alle normative vigenti in materia di prevenzione incendi. Questo certificato conferma che l'edificio ha superato tutte le verifiche necessarie e rispetta i requisiti di sicurezza antincendio stabiliti dalla legge.
In particolare, il CPI garantisce che:
Il rilascio del CPI avviene solo dopo una serie di ispezioni e controlli rigorosi, che verificano ogni aspetto della sicurezza antincendio della struttura. Questo documento è quindi una garanzia indispensabile per la protezione delle persone che lavorano o vivono nell'edificio e per la salvaguardia delle risorse aziendali.
Secondo il decreto ministeriale del 16 febbraio 1982, successivamente aggiornato dal D.P.R. 1º agosto 2011, n. 151, l'obbligo di ottenere il CPI riguarda una vasta gamma di attività. Queste sono elencate in una tabella specifica che include diversi settori, dai teatri agli studi cinematografici, fino agli edifici residenziali di altezza significativa.
Le attività soggette a certificazione antincendio sono classificate in tre categorie principali (A, B, e C) basate sulla complessità e la capacità della struttura:
La classificazione delle attività in categorie A, B e C determina il tipo di iter burocratico necessario per ottenere il CPI. Ad esempio, teatri e studi per le riprese televisive sono suddivisi come segue:
Per ottenere il CPI, il titolare dell'attività deve presentare una domanda ai Vigili del Fuoco, che include:
Dopo la presentazione, il Comando dei Vigili del Fuoco verifica la completezza della documentazione e, se tutto è conforme, rilascia una ricevuta e procede con i controlli necessari entro 60 giorni. In caso di esito positivo, entro 15 giorni dalla visita tecnica viene rilasciato il CPI.
L'attività può iniziare solo dopo la presentazione della SCIA, corredata dalla documentazione richiesta, e dopo che il Comando ha effettuato i controlli necessari. Questi controlli possono essere effettuati anche a campione o in base a specifici programmi settoriali.
Per gli edifici destinati a civile abitazione con un'altezza antincendio superiore a 24 metri, è obbligatorio ottenere il CPI (punto 77 tabella D.P.R 151/11). L'altezza è misurata dalla quota di terra al punto di ingresso dell'ultimo piano agibile.
Il CPI ha generalmente una durata di cinque anni, ma per alcune attività specifiche può estendersi fino a dieci anni. In caso di scadenza, è necessario richiedere il rinnovo, dichiarando che non vi sono state variazioni nelle condizioni di sicurezza antincendio. Se ci sono state modifiche rilevanti, si deve presentare una nuova SCIA con eventuale nuova documentazione.
Per modifiche rilevanti ai fini antincendio che comportano un aggravio delle condizioni di sicurezza, è necessario presentare un nuovo progetto di prevenzione incendi. Se le modifiche non aggravano le condizioni di sicurezza, è sufficiente una dichiarazione di non aggravio. Le modifiche non rilevanti devono essere comunicate al momento del rinnovo periodico del CPI.
La mancata richiesta o il mancato rinnovo del CPI comporta severe sanzioni, che possono includere:
Il Certificato di Prevenzione Incendi è fondamentale per garantire la sicurezza antincendio nelle strutture. La procedura per ottenerlo e rinnovarlo può sembrare complessa, ma è essenziale per la sicurezza e la conformità delle attività alla normativa antincendio 2023. Affidarsi a professionisti esperti è il modo migliore per assicurarsi che tutti gli adempimenti siano rispettati e che la struttura sia sicura per tutte le persone coinvolte.
Co.Di.Me. è un partner affidabile per tutte le aziende. Realizziamo una gamma completa di servizi che includono la consulenza per la Sicurezza del lavoro, la formazione specifica per i lavoratori, e la gestione della medicina del lavoro.
Grazie alla nostra esperienza e professionalità, siamo in grado di supportare le aziende nella realizzazione di progetti complessi e nell'adeguamento alle normative vigenti, garantendo un ambiente di lavoro sicuro e conforme agli standard legali.
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I cantieri sono dei luoghi di lavoro con un alto tasso di pericoli per i lavoratori. Quando parliamo di sicurezza sui cantieri ci riferiamo a tutte quelle regole e norme da seguire in aree dove operano gli operai per costruire o ristrutturare strutture, inclusi ponteggi, cave, edifici in costruzione e simili.
Esistono diverse tipologie di cantieri, ma tutti condividono numerosi rischi comuni. Purtroppo, l'edilizia è uno dei settori con il più alto numero di incidenti mortali sul lavoro, e le aziende non possono rimanere indifferenti a questi dati preoccupanti.
Tra i principali pericoli vi sono le cadute dall'alto, il rischio di essere colpiti da oggetti, l'utilizzo di attrezzature pericolose, gli infortuni causati da schiacciamenti o esplosioni, e anche il rischio di folgorazione. Questi fattori possono provocare incidenti gravi, con conseguenze che vanno dalla disabilità alla perdita della vita.
Troppo spesso leggiamo di incidenti nei cantieri, dovuti a una scarsa conoscenza delle norme di sicurezza. I controlli sulle attrezzature sono talvolta eseguiti in modo superficiale, gli operai non sempre seguono le direttive sul corretto uso dei dispositivi di protezione individuale, oppure adottano comportamenti rischiosi.
Per questo motivo, la legislazione in materia di sicurezza sul lavoro è stata aggiornata molte volte, includendo nuove misure di prevenzione e protezione dei lavoratori, sempre più adeguate alle condizioni lavorative attuali.
Ecco perché gli operai in edilizia necessitano di una formazione adeguata a garantire la loro sicurezza, senza dimenticare i cambiamenti portati da intelligenza artificiale e robotica nello svolgere le mansioni.
In Co.Di.Me., ci impegniamo ogni giorno affinché i lavoratori possano operare in ambienti sicuri, con rischi minimizzati e dotati di tutte le conoscenze necessarie per evitare pericoli. Se alla fine di questo articolo hai domande sugli obblighi di sicurezza per le aziende edilizie, non esitare a contattarci per maggiori informazioni.
I cantieri presentano numerosi rischi per la sicurezza e possono causare eventi dannosi come lesioni, ferite, infortuni invalidanti e, nei casi più gravi, decessi immediati.
A volte i rischi sono meno evidenti ma altrettanto pericolosi. I lavoratori spesso devono utilizzare mezzi pesanti e attrezzature di grandi dimensioni, come gru, ruspe e betoniere, che possono spostarsi colpendo un operaio o addirittura crollare.
I lavoratori in cantiere devono operare in quota, su edifici e strutture, con il rischio di cadere da altezze superiori ai due metri. Per ridurre tali rischi, il datore di lavoro deve fornire dispositivi di protezione individuale (DPI), come imbracature idonee, che devono essere utilizzati correttamente dagli operai.
Altri rischi sono legati sia alle attrezzature che ai materiali utilizzati. In cantiere vi è il rischio di seppellimento, soprattutto quando gli operai lavorano in fossati profondi, o di schiacciamento dovuto alla movimentazione dei mezzi o alla caduta di oggetti pesanti. Esistono anche rischi meno conosciuti, ma altrettanto pericolosi. Ad esempio, il rischio elettrico dove la mancata attenzione alle fonti di corrente elettrica può causare folgorazioni. Senza dimenticare la presenza delle schegge che possono finire negli occhi dei lavoratori, causando ferite o invalidità. Questi rischi non devono mai essere sottovalutati dai datori di lavoro. Anche la segnaletica assume un ruolo rilevante in questi processi.
Oltre ai rischi immediati, vi sono pericoli le cui conseguenze si manifestano nel lungo termine, causando patologie anche gravi. In cantiere, i lavoratori possono essere esposti a lungo ad agenti fisici, biologici e chimici nocivi per l'organismo.
Questa esposizione può portare allo sviluppo di malattie professionali, che colpiscono in particolare:
Esistono anche rischi trasversali e organizzativi, come lo stress lavoro-correlato. Questo è un rischio particolarmente insidioso, poiché non presenta sintomi immediati ma può avere gravi conseguenze sulla salute emotiva e fisica dei lavoratori. Operai che lavorano eccessivamente sotto stress possono sviluppare stati depressivi, mettendo a rischio la loro salute generale.
Il responsabile della gestione della sicurezza sul lavoro, secondo il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, è il datore di lavoro. Con il supporto del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e del medico competente, deve effettuare una valutazione dei rischi. Questi rischi devono essere documentati nel DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) e nel Piano Operativo di Sicurezza (POS).
Poiché i cantieri sono ambienti dinamici, questi documenti devono essere costantemente aggiornati per riflettere i cambiamenti e i nuovi rischi che possono emergere. Questa procedura è fondamentale per identificare i pericoli a cui i lavoratori sono esposti quotidianamente e adottare misure di prevenzione per eliminarli o ridurli.
Tra le misure più importanti ci sono la formazione. In Co.Di.Me. da sempre siamo convinti che un lavoratore formato e informato sia in grado di riconoscere e gestire i rischi, il che può fare la differenza tra la sicurezza e un infortunio grave.
I datori di lavoro devono redigere il POS, un documento che dettaglia le indicazioni operative per lavorare in sicurezza, di responsabilità dell'impresa esecutrice. Se ci sono più imprese esecutrici, ciascuna deve redigere il proprio POS.
Il POS deve includere:
Il documento deve fornire una panoramica sui rischi presenti sul posto di lavoro e sulle misure adottate per contenerli. Deve includere:
Infatti, uno dei metodi più efficaci per prevenire infortuni e malattie nel settore edile è includere attività di formazione e informazione tra le misure di sicurezza sul lavoro. Questo non solo aiuta l'azienda a rispettare le normative, ma garantisce che i lavoratori siano più consapevoli e attenti ai comportamenti da adottare in cantiere, riducendo significativamente i rischi.
Ogni impresa ha un ruolo chiave nella protezione dei lavoratori e noi di Co.Di.Me. siamo il partner ideale per le aziende,non solo perché le aiutiamo a rispettare la legge, ma soprattutto perché ci impegniamo a ridurre al minimo i rischi nei cantieri.
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In quest’articolo parliamo del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), uno strumento essenziale per garantire un ambiente lavorativo sicuro e consapevole dei rischi ai quali i lavoratori sono esposti.
La sicurezza non è soltanto una normativa da rispettare, ma un valore che migliora la qualità della vita in azienda e che Co.Di.Me promuove giorno dopo giorno.
Il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è un documento obbligatorio per ogni azienda italiana, previsto dalla legislazione sulla sicurezza sul lavoro. La sua funzione principale è quella di individuare e valutare i rischi presenti nell'ambiente lavorativo, per poi definire le misure adeguate a prevenirli e gestirli. Il DVR descrive in dettaglio l'ambiente di lavoro, i processi produttivi e le mansioni svolte dai lavoratori, offrendo una panoramica completa delle potenziali fonti di pericolo.
La stesura di un DVR non è solo un adempimento legale, ma un processo fondamentale per la salvaguardia della salute dei lavoratori.
Attraverso il DVR, l'azienda ha la possibilità di:
Il quadro normativo italiano impone la redazione del DVR a tutte le aziende attraverso il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008).
Il Testo Unico sulla sicurezza dei luoghi di lavoro (D.lgs 81/08) è il punto di riferimento della legislazione italiana in materia di salute e sicurezza. Esso stabilisce una serie di requisiti essenziali che ogni azienda deve soddisfare per garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre.
Tra le principali disposizioni, spicca l'obbligo per i datori di lavoro di redigere e mantenere aggiornato il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Questo documento deve dettagliare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, proponendo misure preventive e protettive adeguate.
In aggiunta, il Testo Unico impone che le aziende implementino politiche di formazione continua per i lavoratori, affinché questi siano sempre informati sui potenziali pericoli e sulle pratiche di sicurezza più efficaci. È anche necessario che ogni azienda disponga di un servizio di prevenzione e protezione, guidato da un responsabile della sicurezza esperto e competente, incaricato di sovraintendere l'applicazione delle norme di sicurezza.
Il rispetto di queste normative non solo previene incidenti e malattie professionali, ma contribuisce anche a promuovere una cultura della sicurezza all'interno delle strutture lavorative, essenziale per la tutela continua della salute dei lavoratori.
Questo approccio sistemico alla sicurezza è fondamentale per costruire un ambiente lavorativo che valorizzi e protegga ogni lavoratore, aspetto che CO.DI.ME tiene in grande considerazione nel suo operato quotidiano.
La redazione del DVR richiede un approccio metodico e dettagliato, che prevede varie fasi:
Il rinnovo e l'aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) sono aspetti cruciali gestiti con specifiche modalità come stabilito dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (D.lgs 81/08).
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non esiste una frequenza minima obbligatoria per l'aggiornamento del DVR, se non in occasione della fondazione di una nuova impresa, per la quale il DVR deve essere redatto entro i primi 90 giorni di attività.
Tuttavia, il Testo Unico individua chiaramente le circostanze che obbligano un aggiornamento immediato del DVR, da effettuarsi entro 30 giorni dall'evento scatenante. Questi eventi includono:
La gestione dell'aggiornamento del DVR deve avvenire attraverso una collaborazione stretta tra il datore di lavoro, il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) e il medico competente. Questi devono assicurare che ogni modifica necessaria sia riflessa nel documento, mantenendolo così sempre attuale rispetto agli sviluppi aziendali e normativi.
È importante ricordare che il DVR non è un documento statico, ma una parte dinamica e fondamentale dell'organizzazione aziendale, destinato a evolvere in base ai cambiamenti strutturali, organizzativi e tecnologici. Esso deve costantemente monitorare e aggiornare le informazioni sui rischi potenziali e le misure preventive adottate. Inoltre, l'aggiornamento del DVR deve essere documentato e comunicato tempestivamente ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), assicurando che tutte le modifiche siano trasparenti e note a chi opera all'interno dell'azienda. La data di ogni revisione del documento deve essere chiaramente attestata, spesso tramite l'applicazione di una marca temporale sul file, per garantire l'integrità e la tracciabilità delle informazioni.
Investire nella formazione e nell'aggiornamento costante dei lavoratori e dei responsabili della sicurezza è fondamentale per assicurare un ambiente di lavoro sicuro e prevenire incidenti o infortuni. Il Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lgs 81/08) pone l'accento sull'obbligo per i datori di lavoro di fornire una formazione adeguata e mirata, basata sui rischi specifici dell'ambiente lavorativo. Questa formazione deve andare oltre il semplice adempimento iniziale. È essenziale che sia un processo continuo, in grado di adeguarsi alle evoluzioni delle normative, alle novità procedurali e tecnologiche, e alle dinamiche interne dell'azienda.
L'aggiornamento periodico è cruciale non solo per i lavoratori ma anche per i responsabili della sicurezza, che devono essere sempre all'avanguardia nella gestione dei rischi e nell'implementazione di misure preventive efficaci.
Co.Di.Me. si impegna a garantire un ambiente di lavoro sicuro e protetto per i dipendenti, fornendo servizi di consulenza e formazione specializzati, che tengono conto di tutte le normative vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, come previsto dal Testo Unico del D.lgs 81/08.
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Il verbale di invalidità civile rappresenta un passaggio cruciale nel percorso di chi, a seguito di minorazioni o disabilità, cerca di accedere alle agevolazioni e tutele fornite dallo Stato italiano. In quest’articolo spieghiamo la sua importanza e quali sono le procedure per ottenerlo.
Il verbale di invalidità è il documento conclusivo di un processo di valutazione condotto dall'INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) finalizzato a riconoscere lo stato di invalidità di un individuo. Questo documento è essenziale per accedere a una serie di benefici e supporti dedicati alle persone con disabilità, inclusi incentivi economici e sostegni nel quotidiano.
Un individuo è considerato invalido civile quando presenta una riduzione permanente della capacità lavorativa superiore a un terzo, a causa di deficit fisici, psichici o sensoriali. Importante sottolineare che tale status è distinto da altre forme di invalidità, come quella di guerra, di lavoro o per servizio, per le quali vigono normative specifiche.
La richiesta del verbale può essere avanzata da:
La procedura inizia con la presentazione della certificazione medica tramite il medico di base, che deve essere trasmessa all'INPS telematicamente. Successivamente, l'INPS fissa un appuntamento per la visita di valutazione, alla quale il richiedente deve presentarsi con documentazione specifica. L'esito di tale visita è riassunto nel verbale di invalidità, che indica il grado di disabilità riconosciuto e eventuali prestazioni economiche spettanti.
Per alcuni soggetti, in particolari condizioni di età o diagnosi, possono essere previste visite di revisione periodiche, volte a verificare la persistenza dei requisiti per il mantenimento dei benefici. Alcune patologie, tuttavia, sono esentate da revisione per la loro natura permanente.
Si tratta di un documento che sintetizza l'esito della valutazione di invalidità, fondamentale per accedere alle agevolazioni previste dalla legge 104/92. Questo verbale è consultabile online o può essere richiesto direttamente presso gli uffici INPS.
Il verbale di invalidità non solo attesta la condizione di disabilità dell'individuo ma stabilisce anche la percentuale di riduzione della capacità lavorativa, criterio fondamentale per l'assegnazione di specifiche prestazioni economiche e supporti.
L'ottenimento del verbale di invalidità civile rappresenta una tappa fondamentale per chi vive con disabilità, consentendo l'accesso a sostegni e servizi essenziali. È importante che i richiedenti seguano attentamente la procedura e si avvalgano di tutte le informazioni e il supporto possibile per navigare nel processo con successo.
In un mondo in cui la sicurezza sul lavoro è una priorità imprescindibile, l'implementazione di standard efficaci diventa cruciale per proteggere i lavoratori e garantire la continuità delle attività aziendali.
La Certificazione ISO 45001 è un sistema di gestione centrale nelle normative legate alla sicurezza occupazionale. Adottare questo sistema di gestione non è solo un atto di conformità, ma un investimento tangibile nella tutela dei dipendenti e nella salvaguardia dell'azienda stessa. È un viaggio che inizia con la consapevolezza dei rischi e si trasforma in un percorso verso la creazione di un ambiente lavorativo più sicuro e sano.
La Certificazione ISO 45001 rappresenta un passo avanti significativo nel campo della gestione della salute e sicurezza sul lavoro. Questa certificazione non racchiude solo un insieme di requisiti per proteggere i dipendenti di un'azienda, ma abbraccia anche la responsabilità di garantire la sicurezza di tutti coloro che varcano la soglia dell'ambiente lavorativo, inclusi i visitatori.
Essa costituisce uno dei pilastri fondamentali di un sistema di gestione integrato, insieme ad altri standard riconosciuti come ISO 14001 per l'ambiente e ISO 9001 per la qualità. Questa integrazione non solo migliora la reputazione dell'azienda agli occhi dei fornitori e del pubblico, ma la rende anche più competitiva sia a livello nazionale che internazionale.
L’ISO 45001 del 2018 si propone di rimpiazzare la precedente OHSAS 18001, uno standard britannico introdotto nel 2007. Pur conservando gran parte delle linee guida della sua predecessora, la ISO 45001 si distingue per l'inclusione di nuovi elementi fondamentali. Una delle principali differenze rispetto alla OHSAS 18001 risiede nell'accento posto sul ruolo del leader all'interno dell'organizzazione. Un'altra innovazione degna di nota è l'attenzione rivolta alla salute mentale dei dipendenti e all'importanza attribuita alla loro prevenzione, in una visione più olistica della salute e sicurezza sul lavoro, che riconosce l'importanza del benessere psicologico dei lavoratori per garantire un ambiente lavorativo sano e produttivo.
L'implementazione di questa nuova certificazione non è soltanto una mera formalità, ma richiede pianificazione e adattamento da parte delle aziende.
La norma ISO 45001 si allinea ad altre internazionali (come la ISO 9001), adottando la stessa struttura a 10 punti che include:
1. Scopo e campo di applicazione
2. Riferimenti Normativi
3. Termini e definizioni
4. Contesto dell’organizzazione
5. Leadership
6. Pianificazione
7. Supporto
8. Attività operative
9. Valutazione delle prestazioni
10. Miglioramento
La sezione dedicata al contesto dell'organizzazione offre un'opportunità preziosa per comprendere appieno le sfide e le opportunità legate alla sicurezza sul lavoro (https://www.codime.com/servizi-di-ingegneria/), consentendo alle aziende di adattare le proprie strategie di conseguenza.
La focalizzazione sulla leadership, come indicato nel punto cinque, è di particolare rilievo. Una leadership impegnata e consapevole è essenziale per promuovere una cultura della sicurezza e per ispirare l'intera organizzazione a seguire le migliori pratiche in materia di salute (https://www.codime.com/i-benefici-della-promozione-della-salute-negli-ambienti-di-lavoro/) e sicurezza. Tuttavia, la vera efficacia della norma risiede nella sua capacità di essere pratica ed esecutiva. I punti dedicati alla pianificazione, all'esecuzione, alla valutazione e al miglioramento continuo fungono da pilastri su cui si basa l'intero sistema. È attraverso una rigorosa attuazione di queste fasi che le aziende possono individuare e mitigare i rischi presenti sul luogo di lavoro, implementare misure protettive adeguate e valutare costantemente l'efficacia delle proprie politiche.
Ottenere la certificazione ISO 45001 offre una serie di vantaggi significativi. Oltre a dimostrare l'adozione di standard elevati in materia di sicurezza occupazionale, questa certificazione apre le porte a una serie di opportunità che possono contribuire al successo e alla crescita dell'azienda.
In primo luogo, la certificazione ISO 45001 aumenta notevolmente le possibilità di partecipare a gare d'appalto, sia a livello nazionale che internazionale. Molte organizzazioni, sia pubbliche che private, richiedono la conformità a determinati standard di salute e sicurezza prima di considerare un'azienda come fornitore o partner.
Inoltre, ottenere la certificazione può attrarre investimenti da parte degliazionisti e degli investitori, poiché dimostra un impegno tangibile per il benessere dei dipendenti e la gestione responsabile delle risorse aziendali.
La certificazione ISO 45001 può anche favorire l'inserimento di nuovi talenti nell'organico aziendale. I professionisti qualificati sono sempre più attenti alla cultura aziendale e alla sicurezza sul lavoro quando valutano le opportunità di lavoro. In conclusione, ma non meno importante, la promozione della salute e della sicurezza sul lavoro tramite la certificazione ISO 45001 porta a lavoratori più sani e produttivi. Un ambiente di lavoro sicuro e salutare riduce il rischio di infortuni e malattie professionali, aumentando così la produttività complessiva dell'azienda e riducendo le interruzioni nella produzione dovute a problemi di salute e sicurezza.
Per ottenere la certificazione ISO 45001 non sono necessari requisiti minimi in termini di dimensioni, produzione e numero di dipendenti. Tale certificazione si adatta a qualsiasi tipo di attività, sia essa nel settore pubblico che in quello privato.
I requisiti per ottenere la ISO 45001 riguardano la gestione della sicurezza in azienda e devono essere implementati per almeno 4 mesi all'interno del proprio ambiente lavorativo. Questa gestione viene valutata tramite audit interni e revisioni da parte della direzione.
La certificazione viene ottenuta dopo un'audit condotto da un ente accreditato e indipendente. La fase iniziale dell'implementazione richiede la valutazione degli elementi che influenzano la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, al fine di individuare i rischi e adottare le adeguate misure di sicurezza.
In aggiunta, è consigliabile organizzare corsi di formazione specifici sulla Politica per la Salute e Sicurezza e attuare tutte le misure di prevenzione e protezione necessarie per gestire i rischi e prevenire gli incidenti.
Il Sistema di Gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro richiede un costante monitoraggio e gestione delle misure adottate, per garantire che siano operative e per ridurre i rischi sui luoghi di lavoro.
Ottenere la ISO 45001 consente di accedere a numerosi vantaggi in termini di sicurezza, ma anche di produttività. Seguire i requisiti di questo standard consente infatti non solo di far lavorare i propri dipendenti in un ambiente salubre e sicuro, ma anche abbattere i costi legati agli infortuni.
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Il rumore costituisce uno dei principali pericoli per la salute negli ambienti lavorativi. La valutazione del pericolo acustico fa parte dei rilievi ambientali e consiste nell'analizzare il livello di esposizione al rumore dei lavoratori all'interno degli spazi di lavoro, con l'obiettivo di verificare che l'esposizione rimanga entro i limiti di sicurezza stabiliti dalla normativa.
L'articolo 28 del decreto legislativo 81/2008 stabilisce che il responsabile del lavoro è tenuto a valutare tutti i pericoli all'interno della sua attività, compreso il rischio acustico.
Anche nei casi in cui il pericolo risulti chiaramente assente o trascurabile, il responsabile del lavoro deve comunque valutarlo, indicandolo sempre esplicitamente nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
Il rumore è un effetto acustico di disturbo, che può avere origine sia naturale che artificiale, e che interferisce con l'ascolto delle persone. L'unità di misura utilizzata per quantificare il rumore è il decibel (dB).
Le conseguenze derivanti dall'esposizione al rumore dipendono dall'intensità del rumore stesso e dalla durata dell'esposizione. Possono essere classificate come segue:
Un'elevata esposizione al rumore sul luogo di lavoro può quindi comportare gravi danni e favorire lo sviluppo di malattie, come:
La valutazione del rischio acustico è obbligatoria per identificare i dipendenti esposti a fonti di rumore e implementare le misure adeguate alla prevenzione e alla protezione della salute e della sicurezza.
Questa valutazione è obbligatoria per tutte le aziende, indipendentemente dal settore produttivo, che impiegano almeno un lavoratore esposto al rischio di rumore. Anche se il rischio di rumore è trascurabile o assente nelle attività, il datore di lavoro deve comunque condurre una valutazione e farne menzione esplicita nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
Il risultato della valutazione del rischio acustico viene inclusa nei seguenti documenti:
La valutazione dei rischi derivanti dall'esposizione ad agenti fisici, compreso il rumore, viene pianificata ed eseguita almeno ogni quattro anni. La valutazione dei rischi, tuttavia, deve essere aggiornata ogni volta che si verificano cambiamenti che potrebbero renderla non più valida, quali variazioni nelle condizioni di lavoro, negli impianti o nei processi produttivi, nonché nuove informazioni sulla salute e sicurezza. Inoltre, l'aggiornamento è necessario quando i risultati della sorveglianza sanitaria indicano la necessità di una revisione della valutazione.
Secondo il comma 1 dell'art. 190 del decreto legislativo 81/2008, nel processo di valutazione del rischio di esposizione al rumore durante le attività lavorative, il datore di lavoro deve prendere in considerazione i seguenti aspetti:
In base all'esito della valutazione, il datore di lavoro deve identificare le misure di prevenzione e protezione necessarie, tra cui:
Se nonostante l'implementazione di queste misure i valori limite di esposizione vengono superati, il datore di lavoro deve:
Le normative di riferimento relative al rischio da rumore sono:
In aggiunta a queste normative, sono rilevanti:
A seconda della gravità di rischio individuata possiamo distinguere due tipologie di valutazione:
La valutazione del rischio rumore con misurazioni fonometriche comporta specifiche rilevazioni acustiche e richiede la seguente documentazione:
La valutazione del rischio rumore senza misurazioni viene condotta quando l'esposizione al rumore è considerata trascurabile e coinvolge solo alcune rilevazioni standard per garantire il rispetto dei valori limite.
Questa valutazione deve includere i seguenti elementi:
La valutazione del rischio rumore negli ambienti di lavoro è un'attività fondamentale data l'importanza del rumore come causa comune di malattie professionali.
Questa valutazione ha i seguenti obiettivi:
In particolare, la norma UNI 11347:2015, che riguarda il Programma Aziendale per la Riduzione dell'Esposizione (P.A.R.E.) nei luoghi di lavoro, specifica:
Il P.A.R.E. deve fornire una serie di informazioni, tra cui:
Le sanzioni previste dall'articolo 219 del decreto legislativo 81/2008 variano in base alla violazione commessa, e prevedono l’arresto (dai 2 ai 6 mesi) o l’ammenda (da 750 a 6400 euro) in base alla gravità del reato.
Per garantire la sicurezza e la conformità normativa, è consigliabile affidarsi a professionisti esperti nel campo dei rilievi strumentali.
Attraverso l'utilizzo di strumentazioni e metodologie avanzate, in CoDi.Me. possiamo fornire una valutazione dettagliata e affidabile del rischio acustico nei tuoi luoghi di lavoro, contribuendo così a garantire un ambiente sicuro e salutare per tutti i dipendenti.
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La segnaletica aziendale rappresenta uno strumento di fondamentale importanza nel minimizzare i potenziali rischi legati agli incidenti sul luogo di lavoro. La disposizione degli elementi segnaletici, sia in maniera permanente che temporanea, si adatta alle tipologie di pericoli e alla persistenza delle minacce all'interno della struttura aziendale.
Il fine primario della segnaletica è quello di fornire informazioni chiare ai lavoratori riguardo alla presenza di rischi, nonché indicare la collocazione di attrezzature e vie di fuga in caso di pericolo.
La sua funzione principale è quella di avvisare i lavoratori sulla possibile presenza di pericoli. Alcuni tipi di segnaletica mirano, invece, a sollecitare i lavoratori a evitare comportamenti che potrebbero risultare dannosi per la propria salute o per quella dei colleghi.
Consideriamo la segnaletica di avvertimento che, mediante il suo colore giallo o giallo-arancio e la forma triangolare, segnala la presenza di rischi imminenti. Immaginiamo un ambiente industriale in cui l'uso di determinate attrezzature può comportare rischi significativi. La presenza di cartelli di avvertimento chiari e ben posizionati informa i lavoratori sulla necessità di prestare particolare attenzione e di adottare le precauzioni necessarie durante l'interazione con tali attrezzature.
Inoltre, esaminiamo la segnaletica di divieto, che, mediante il suo colore rosso e la forma rotonda, indica ciò che è vietato. Prendiamo come esempio un laboratorio chimico dove l'uso di determinati prodotti potrebbe essere pericoloso. La presenza di cartelli di divieto ben visibili avverte i lavoratori di evitare l'uso di tali sostanze senza le adeguate misure di sicurezza, contribuendo così a prevenire situazioni dannose per la salute.
Questi semplici esempi illustrano come la segnaletica di sicurezza, oltre a segnalare la presenza di pericoli, possa anche influenzare positivamente il comportamento dei lavoratori, promuovendo una maggiore consapevolezza e adesione alle pratiche di sicurezza.
I principi della segnaletica di sicurezza sono definiti dal D.Lgs 493/96 e dal D.Lgs 81/08.
Riassumendo, la segnaletica può essere di diversi tipi:
Gli Art. 161 e 162 del D.Lgs 81/08 specificano i dettagli relativi alle tipologie di segnaletica da impiegare in base alle necessità aziendali, inclusi i segnali per individuare aree pericolose, disposizioni generali per i segnali di sicurezza, cartelli segnaletici, segnali luminosi, ecc.
Oltre a quanto stabilito dall'articolo 163, che attribuisce l'obbligo al datore di lavoro, la necessità di utilizzare la segnaletica di sicurezza all'interno delle aziende è anche sottolineata a livello europeo dalla Normativa UNI-EN-ISO 710/2012. Per garantire la gestione ottimale delle situazioni di pericolo, è fondamentale disporre di diversi tipi di segnaletica di sicurezza. Possedere una varietà di segnaletica risulta altresì utile per prevenire ogni potenziale rischio in ogni settore lavorativo di qualsiasi azienda.
La sicurezza sugli ambienti di lavori è una delle priorità che Co.Di.Me. persegue da sempre. Ecco perché si propone come il partner ideale per le aziende, offrendo soluzioni integrate per la sicurezza sul lavoro e corsi di formazione dedicati.
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Il rischio elettrico durante l'attività lavorativa rappresenta una delle principali fonti di incidenti e decessi sul luogo di lavoro.
I lavoratori che operano con l'elettricità, come ad esempio gli elettricisti, i tecnici di manutenzione e gli operatori di apparecchiature elettriche, sono particolarmente esposti ai rischi associati alla conduzione della corrente.
In quest’articolo esploreremo il rischio elettrico, spiegando anche le disposizioni del Testo Unico sulla sicurezza dei lavoratori e la Norma CEI 11 27.
Il rischio elettrico in un contesto lavorativo si riflette nella possibilità che i lavoratori possano trovarsi esposti a situazioni pericolose causate da correnti elettriche durante l'esecuzione delle proprie mansioni.
Le fonti di rischio elettrico in un ambiente di lavoro possono originarsi da diverse circostanze, come la negligenza nella manutenzione degli impianti elettrici, la presenza di cavi elettrici danneggiati o installati in modo scorretto, l'utilizzo di attrezzature elettriche non conformi alle normative di sicurezza, una scarsa formazione (https://www.codime.com/i-nostri-corsi/) del personale riguardo all'utilizzo di tali attrezzature, l'isolamento insufficiente delle parti attive degli impianti elettrici, l'assenza di dispositivi di protezione, e così via.
Il pericolo elettrico può manifestarsi attraverso:
Il rischio elettrico può comportare diverse conseguenze negative per la sicurezza e la salute dei lavoratori, nonché per le attrezzature aziendali.
Alcuni degli esiti del pericolo elettrico comprendono:
Elettrocuzione: si verifica quando una corrente elettrica attraversa il corpo umano, potenzialmente causando lesioni gravi o la morte, a seconda dell'entità della corrente e del periodo di esposizione.
Correnti elettriche: che possono provocare gravi bruciature sulla pelle e sui tessuti sottostanti, richiedendo lunghi periodi di guarigione e lasciando cicatrici permanenti.
Fiamme o incendi: possono verificarsi soprattutto durante cortocircuiti o surriscaldamenti di cavi elettrici o apparecchiature.
Danni alle proprietà e interruzione delle attrezzature industriali: il rischio elettrico può causare danni significativi alle proprietà aziendali e interruzioni nell'operatività delle attrezzature industriali.
Effetti a lungo termine sulla salute: comprendono danni ai nervi, alla vista, all'udito e al cuore, influenzando la salute a lungo termine dei lavoratori esposti.
Senza dimenticare che l'esperienza di un incidente legato all'elettrocuzione o al rischio elettrico può generare effetti psicologici a lungo termine, tra cui ansia, stress post-traumatico e depressione. Pertanto, la conoscenza da parte del datore di lavoro delle normative sul rischio elettrico e l'adozione di misure adeguate sono fondamentali per la tutela sia dell'azienda che dei lavoratori.
Le direttive relative alla gestione del rischio elettrico sono presenti sia nel Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, D.lgs 81/08, che nella Norma CEI 11-27.
Il Decreto Legislativo 81/08, noto come il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, disciplina il rischio elettrico nell'ambiente lavorativo e stabilisce gli obblighi dei datori di lavoro in materia di prevenzione e tutela dei lavoratori esposti a questo tipo di rischio.
La Norma CEI 11-27 fornisce indicazioni dettagliate per prevenire il rischio elettrico sul luogo di lavoro, con l'obiettivo di assicurare la sicurezza dei lavoratori. Questa normativa definisce il rischio elettrico come la possibilità di lesioni o danni fisici causati dall'esposizione a correnti elettriche, stabilendo una serie di obblighi per i datori di lavoro al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori esposti a questo rischio.
La Normativa CEI 11-27 prevede la definizione di diverse misure di sicurezza atte a prevenire situazioni di rischio elettrico.
Tra queste, vi sono:
Questa normativa si applica a una vasta gamma di attività che coinvolgono l'uso di energia elettrica, come l'installazione e manutenzione di impianti elettrici, la produzione e distribuzione di energia elettrica, lavori elettrici sotto tensione, utilizzo di attrezzature elettriche, lavorazione di materiali conduttori, e tante altre.
Il datore di lavoro deve adottare tutte le misure necessarie per garantire la tutela dei lavoratori da tutti i potenziali rischi di natura elettrica legati all'utilizzo di materiali, apparecchiature e impianti elettrici forniti loro.
A questo scopo, il datore di lavoro esegue una valutazione del rischio elettrico, prendendo in considerazione i seguenti aspetti:
a) le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro, comprese eventuali interferenze;
b) i rischi presenti nell'ambiente di lavoro;
c) tutte le condizioni di esercizio prevedibili.
La valutazione del rischio deve essere condotta con il supporto di un professionista competente e deve tener conto delle peculiarità degli impianti elettrici, delle attrezzature elettriche e dell'ambiente di lavoro in cui si svolgono le attività. In seguito alla valutazione del rischio elettrico, il datore di lavoro implementa misure tecniche ed organizzative volte a eliminare o minimizzare i rischi presenti. A tale scopo, si individuano i dispositivi di protezione collettivi e individuali necessari per condurre il lavoro in sicurezza, e vengono predisposte procedure di utilizzo e manutenzione per assicurare nel tempo il mantenimento del livello di sicurezza raggiunto mediante l'adozione di adeguate misure preventive.
Per mitigare i rischi elettrici sul luogo di lavoro, è cruciale attenersi alle norme di sicurezza e adottare tutte le precauzioni necessarie.
In particolare, è imperativo:
La prevenzione del rischio elettrico è un tema di primaria importanza per la sicurezza nei luoghi di lavoro e richiede massima attenzione e impegno.
In Co.Di.Me., ci impegniamo a garantire che tutte le aziende, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore, rispettino il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.
Offriamo supporto ai titolari di aziende attraverso una gamma di servizi, compresa la valutazione dei rischi e la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), evitando errori che potrebbero comportare pesanti sanzioni.
Forniamo anche figure professionali per la prevenzione dei rischi, come Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), medici competenti e altri professionisti.
I nostri corsi di formazione, condotti da docenti certificati, sono disponibili sia in modalità presenziale che online.
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